La fondazione di una nuova città è sempre stata, nel mondo antico, un momento di grande rilevanza, non solo da un punto di vista “civile” e politico, ma anche religioso e sacrale, spesso ricordato dal mito. Se la ktisis di un nuovo centro è un momento fondamentale nel mondo greco, anche nel mondo romano – e prima ancora etrusco- la nascita di una città è altrettanto importante, sancita da precisi rituali. La leggenda della nascita di Roma è il “paradigma” di questi riti, che sono ricordati e ripetuti nella fondazione delle nuove città.
La scelta del sito ove costruire un nuovo centro può essere dettata da ragioni diverse: la presenza di risorse economiche o naturali, di vie di comunicazioni fluviali o terrestri, la strategicità da un punto di vista militare o commerciale. Nel mondo greco non mancarono le teorizzazioni sulla scelta del sito, ad esempio ad opera di Platone, Aristotele, Ippocrate. Naturalmente non era sempre possibile seguire queste indicazioni, a causa delle caratteristiche naturali o della vicinanza di altre città o popolazioni ostili.
Per quanto concerne il sacrificio degli animali che hanno condotto l’aratro, si tratta di una prassi abbastanza comune nel mito greco ed anche nella tradizione italica: si pensi ad esempio alla vacca sacrificata ad Atena da Cadmo nel luogo ove sorgerà Tebe, alla scrofa immolata da Enea, o all’uccisione del toro che aveva guidato il ver sacrum
Napoli città del sole, pizza e mandolino: un luogo comune che ci portiamo da sempre e che forse è parzialmente vero. Una ricerca scientifica condotta dai professori dell’Università Federico II, Nicola Scafetta e Adriano Mazzarella, del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, confermerebbe che la città di Neapolis venne costruita per rendere onore non solo alla sirena Partenope ma anche al dio Apollo, che rappresenta appunto il Sole.
L’attuale centro storico di Napoli risale alla fondazione greca, progettato intorno al 470 a.C. dopo che i Cumani sconfissero gli Etruschi. La griglia stradale è ortogonale anticipando le regole di Ippodamo. Le tre strade principali sono chiamate decumani e le ventuno strade minori ortogonali sono chiamate cardini.
Il decumano superiore è ora via Sapienza, via Pisanelli e via Anticaglia; il decumano principale è via dei Tribunali; il decumano inferiore è Spaccanapoli che punta direttamente sulla collina di Sant’Elmo. Tra i cardini ricordiamo via San Gregorio Armeno (noto come la via dei presepi), via del Sole e via Duomo.
Lo studio dimostrebbe che l’orientamento geografico di Neapolis e la sua geometria siano stati scelti in modo da essere riconosciuta come la città di Helios/Apollo e Partenope. La ricerca è scaturita da un fenomeno particolare: la città non segue il corso della costa, orientata a 40 gradi, ma è stata scelta un’angolatura diversa tra i 23 e 24 gradi. Questa scelta celerebbe la volontà di dedicare la città al Sole. L’angolatura sarebbe vicina alla misura di 1/16 di cerchio e il 16 è il numero delle punte della stella che rappresenta Apollo.
Napoli è l’unica città che nel solstizio d’estate e nel solstizio d’inverno raggiunge l’angolatura di 36 gradi: l’angolo aureo, segno del benestare di Apollo, simbolo sacro pitagorico. Altro simbolo pitagorico sono le dieci sfere concentriche (l’equilibrio) che si individuano nella pianta della Basilica di San Paolo Maggiore in piazza San Gaetano considerata il centro nella neo colonia Neapolis.
Altri riferimenti al Sole: le albe e le sere dei giorni di equinozi primaverili e autunnali coinvolgevano tra di loro il sole, il complesso vulcanico Somma-Vesuvio, la collina di Sant’Elmo, le costellazioni della Vergine, dell’Aquila e del Toro. Le prime due costellazioni richiamavano il culto di Partenope come dea e sirena, mentre la terza richiamava il culto del Sebeto, il fiume divinizzato di Neapolis.
Per il professore Scafetta non ci sono dubbi: “La città è stata costruita avendo ben in mente i miti della popolazione che l’ha ispirata, da Apollo a Partenope, servendosi di una simbologia astronomica e matematica. Oggi tutto ciò può risultare casuale, ma in realtà tutti gli indizi ci portano a credere che la perfezione architettonica di Napoli sia stata perseguita per uno scopo ben preciso: omaggiare gli dei”.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Historical Geography