Domenica 12 e lunedì 13 febbraio si vota per eleggere il presidente della Regione Lombardia e della Regione Lazio, e i rispettivi Consigli regionali; lo spoglio inizierà lunedì alle 15, alla chiusura dei seggi.
Si gioca tutto in un turno solo: non è come per i sindaci, per i presidenti di Regione non c’è ballottaggio. Vince il candidato governatore che prende più voti: basta arrivare primi, anche senza avere il 50%. Per permettere poi al vincitore di poter contare su una maggioranza in consiglio regionale, è previsto un premio. In Lombardia alle liste collegate al presidente eletto è assegnato almeno il 55% dei seggi, se il vincitore ha ottenuto almeno il 40% dei voti alle urne; se invece ha preso più del 44% dei voti, alla sua coalizione sarà assegnato il 60% dei seggi. Nel Lazio invece il vincitore avrà un premio del 20% (avrà cioè 10 seggi in più, sui 50 totali del consiglio, rispetto a quelli ottenuti alle urne; il totale della sua coalizione non potrà superare però il 60%). In sostanza, a differenza della Lombardia, nel Lazio la maggioranza non è garantita.
Un test per il governo
«Sono anche un test politico: vale pure per la sottoscritta», dice Giorgia Meloni. Matteo Salvini parla di «test sul gradimento del governo», Antonio Tajani di «voto di fiducia per il governo». Gli esponenti dei principali partiti di centrodestra, insomma, su questo concordano. Ma le regionali non sono solo un test per la maggioranza. Sono anche una competizione tra partiti, anche nella stessa coalizione. I leader lo sanno bene. Nel centrodestra «non c’è alcun malumore. C’è solo una campagna elettorale in corso», ha tagliato corto Antonio Tajani, riferendosi alle tensioni che hanno attraversato il centrodestra: dall’autonomia alla giustizia si sono succedute polemiche e distinguo. Ciascuno, è chiaro, parla al proprio elettorato.
Le alleanze variabili a sinistra
Il centrosinistra corre in assetto variabile. Il Pd affronta le elezioni in pieno congresso e per i candidati alla guida del partito il tema alleanze è dirimente per il futuro. Privilegiare i 5 Stelle o Calenda-Renzi? Nel Lazio il Pd è alleato con questi ultimi, oltre che con l’Alleanza verdi-sinistra, mentre i 5 Stelle corrono da soli. In Lombardia invece il Pd corre con il M5S, mentre Azione-Italia viva sostiene Moratti. Le elezioni diranno qualcosa sulle alleanze, ma bisogna precisare che il Pd è alleato con il Movimento là dove incide di meno, in Lombardia, e lo sfida dove è più forte, nel Lazio, (dove il M5S era pure nella giunta uscente con lo stesso candidato, D’Amato). Nel centrosinistra è anche gara a sottrarre al Pd lo scettro di primo partito: il Movimento proverà ad avvicinarsi il più possibile nel Lazio e i calendiani lo faranno in Lombardia.