Chi di noi non conosce il capolavoro di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”, ove il piccolo Salvatore, detto Totò, assisteva il proiettatore del Cinema Alfredo, sotto la supervisione del puritano don Adolfo. Siamo nel Secondo Dopoguerra.
Ma come funzionava il lavoro del proiettatore?
Ne abbiamo parlato con Luigi Di Costanzo, attualmente gestore di un noto Bar pomiglianese e che tra i 15 ed i 17 anni ha lavorato come assistente alla proiezione.
G: Buongiorno, come avveniva il cablaggio finalizzato alla proiezione?
L: Si prendevano genericamente 5 parti per ogni film, corrispondenti a 2h; 2 parti venivano posizionati su una ruota e 3 parti su un’altra.
A questo punto veniva cablato il sonoro dell’una con quello dell’altra.
G: A questo punto cosa avveniva?
L: Il tutto veniva fatto passare attraverso una macchina con ingranaggi.
C’erano delle mascherine per proiettare e dar luce. Queste mascherine si accendevano con i carboni.
G: Era rischioso l’utilizzo dei carboni immaginiamo
L: Sì. I carboni coesistevano con positivo e negativo e si dovevano sfiorare ma non toccare, ove mai si fossero toccati si bruciava tutto e non si proiettava l’immagine.
G: Un lavoro certosino, per quanto concerne la legatura delle bobine come avveniva?
L: Occorreva avvolgere su ruota e passare, dopodiché si grattava con carta vetrata e con l’acetone si faceva la rilegatura.
G: Ed in merito alla censura cinematografica? Può dirci qualcosa?
L: La Censura, che dallo scorso anno è abolita-ma non il vietare ai minori- è sempre passata attraverso quelli che noi chiamavamo i Saggi, dove le scene erano più osé tagliavano o sospendevano il film o lo sequestrarono.
Purtuttavia era sempre un qualcosa che veniva dall’alto, già effettuato.
G:Come mai ha lasciato questa professione?
L: Ero un ragazzo di 15-17 anni, ed il lavoro era di precisione e sacrificato, non esiste3vano ferie, anzi i giorni festivi si lavorava di più e non volevo lasciare alle spalle la mia giovinezza.
G: A quale Cinema lavoravate?
L: Il Cinema Alba a Volla
Giovanni Di Rubba