Anche per Te è un successo indiscusso di Lucio Battisti ed è cantata e ricordata tutt’ora, nonostante la sua uscita, il novembre 1971, ben 50 anni or sono.
Per di più faceva parte di un 45 giri, i singoli di oggi, e figurava sull’altro lato, il B, quello che di solito occupano canzoni di minor impatto.
Ma con Lucio ogni pezzo era un capolavoro, il lato A era infatti occupato dalla celeberrima “La Canzone del Sole”, canzone semplice negli accordi ma profondissima, tanto da essere ancora cantata nei falò e nelle feste, suonata anche dai “chitarristi” alle prime armi.
La canzone del sole/Anche per te è il 13º singolo del cantante italiano Lucio Battisti, pubblicato nel novembre 1971 dalla Numero Uno. Le immagini di copertina e retrocopertina ritraggono l’artista mentre cammina in un prato, con una valigetta in mano ed una margherita in bocca, proprio come il testo del “La Canzone del Sole”.
Ma veniamo ad “Anche per Te”. La canzone parla d’amore ma di un amore differente, che sfiora la spiritualità.
Il soggetto del pezzo è un uomo, un uomo che fino ad allora ha usato la donna, solo per fini sessuali, attratto solo da bellezze vuote e prive di sostanze. Meglio, egli ha trattato la donna così, come un oggetto e non un soggetto del rapporto.
Ma ecco, solo in stanza, gli appaiono i bozzetti di tre figure femminili che egli si prodiga di aiutare.
La prima è una suora, che ha pero la sua vocazione ed agisce oramai meccanicamente e senza alcuna compagnia.
Si alza la mattina presto , si prepara il caffè e poi, senza neanche più curarsi nell’abbigliamento, si reca in chiesa a pregare. Ma la sua preghiera non è per il mondo o rivolta a Dio, ella pensa al mondo che, oramai, per lei è una chimera lontana. Si sente, emarginata dalla sua condizione di vita che non vive con gioia ma a cui non ha il coraggio di rinunciare.
La seconda è una prostituta, dipinta musicalmente nel momento in cui porta i soldi, guadagno della serata, all’uomo che l’ha avviata sulla strada. Ma questa donna ha il cuore colmo d’amore, e non si limita ad effettuare le sue prestazioni ma aggiunge “ancora un po’ d’amore a chi non sa che farne”. Dona il suo amore a chi è, invece, interessato solo al rapporto carnale.
L’ultima è una ragazza madre, che ha dato alla luce un bambino da un uomo che l’ha lasciata sola e che trema di paura nel guardare qualsiasi uomo, in primis poiché le fa ricordare quello che dice “errore”, che è il suo bambino, che però adora, ma il suo rimpianto è nel non aver scelto l’uomo giusto e nell’aver ceduto alle pressioni di quello sbagliato, di chi voleva solo esercitarle violenza, approfittare di lei.
Il soggetto vorrebbe dare un aiuto, poter dare qualcosa, per tutte e tre queste donne, ma si sente impotente per la sua condizione e forse anche spaventato “Io resto qui”.
Ma nel finale capisce anche che ognuno può dare quello che ha ed il fatto che resti lì non elude il suo aiuto.
Egli va da una di queste donne, forse ne visita tante “E io resto qui, a darle i miei pensieri, a darle quel che io ieri, avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi, al vento avrebbe detto sì”.
Versi magnifici, il soggetto decide di donare le sue parole di conforto concreto, d’Amore, le stesse parole che aveva utilizzato per sedurre, per cercare chi “al vento avrebbe detto sì”, un vento burrascoso, come quello che avvinghiava e sbatacchiava per la passione Paolo e Francesca. Ed al tempo stesso velleitario, non duraturo
Giovanni Di Rubba