Speciale Rugby
Negli occhi abbiamo ancora la mischia degli All Blacks in difficoltà contro quella italiana. Più che un sogno è un ricordo: Milano, San Siro, novembre 2009. Ottantamila entusiasti, la partita più vista di sempre tra quelle di Sky Sport e il risultato (6-20) che rientra molto ampiamente nella categoria delle sconfitte “onorevoli”. Del resto cosa vuoi fare contro gli All Blacks? Devi meritarti l’onore di giocare, guadagnare “credibilità e rispetto”, parole del nostro nuovo ct neozelandese, Kieran Crowley, l’All Black nr. 848, campione del mondo 1987, e devi cercare di sfruttare l’occasione per allargare la tua nicchia che, causa risultati negativi, è diventata ancora più piccola.
Non abbiamo mai vinto in 15 precedenti, c’è un pareggio ma le statistiche vanno interpretate: si tratta della partita all’ultima Rugby World Cup cancellata causa tifone, quindi non c’è stata… Se non si gioca causa forza maggiore in un torneo ecco un pareggio. Solo i regolamenti fermano la Nuova Zelanda.
Come si gioca contro gli All Blacks? Sai già come andrà a finire perché, Sudafrica a parte, è noto anche a tutte le altre squadre. Bisogna lottare, esaltarsi, rallentare i palloni, i neozelandesi sono maestri nel fare “uscire” dai raggruppamenti palloni ultra-veloci, e difendere, difendere in ogni occasione come se fosse quella decisiva, esagerando l’azione della vita o della morte. Marius Goosen, sudafricano di base in Italia, allenatore proprio della difesa azzurra, si sente due volte la settimana con Nienaber, head coach degli Springboks, i migliori in assoluto nel fermare gli avversari e gli unici capaci di far inceppare gli All Blacks. Speriamo serva, non solo per limitare i danni ma per fare una bella figura.
Facce nuove. Dall’allenatore al capitano, da Crowley a Lamaro, passando per il recupero di giocatori dimenticati, come Fuser, o che si sono allontanati come Minozzi, estremo in Premiership con gli Wasps, il McKenzie italiano, per taglia, normalissima, umana e stile. C’è Lucchesi tallonatore alla prima da titolare e c’è Giammarioli capace di rimettersi la maglia da “starter” grazie a una serie infinita di buone prestazioni con le Zebre. Gli italiani che giocano all’estero, sei, pareggiano quelli del Benetton, sei appunto, mentre 3 arrivano dalle Zebre. Un solo equiparato, straniero che per residenza continuativa ha scelto l’azzurro, ed è Ioane mentre gli altri hanno tutti origini italiane
Cambia tutto. Lo scorso sabato gli All Blacks hanno distrutto il Galles (16-54) a Cardiff. Nessuno dei 15 titolari sarà fra i primi 15 che giocheranno contro l’Italia. Tutta un’altra squadra. Ma, tranquilli, non cambia niente. Chi arriva da dietro è ancora più affamato, vuole tenersi addosso la maglia nera che è solo in prestito… Si rivede Sam Cane da titolare, terza linea, capitano fino allo scorso anno, di nuovo skipper, e fermo dalla fine di marzo per problemi a una spalla e ai muscoli pettorali, con tanto di intervento chirurgico. Maglia numero 10 al meraviglioso Mo’unga dei Crusaders con McKenzie estremo e la sorpresa Lord, seconda linea, al primo test match da “partente”. Non ha nemmeno 20 anni però se lo hanno chiamato un motivo ci sarà un motivo. E gli All Blacks difficilmente sbagliano, non sottovalutano nessuno e applicano la tariffa massima, continuano a segnare punti e mete fino all’ultimo. Solo così ti rispettano!