Cremonini torna a salvare il panorama musicale italiano

Menomale che c’è Cremoni che torna a salvare il panorama musicale italiano con il suo “Ora che non ho più te”. Dopo i vari “Sesso e samba” di Tony Effe e Gaia ed altre canzoni che trattano solo di sesso, droga etc, arriva Cesare che ci regala un pezzo che crea dipendenza, quella buona, quella fatta di emozioni genuine ed autentiche. Ci fa capire, per fortuna, che c’è ancora qualcuno che sa fare musica e poesia in questo misero panorama musicale italiano di figuranti e di esempi sbagliati.
In una parola: coraggio. Coraggio di sperimentare e di proporsi in netta controtendenza con i dettami richiesti dal mercato attuale. Cremonini non ha bisogno di strumentalizzare le donne. Non ha bisogno di creare gossip fittizio. Non ha bisogno di contraffare la propria voce. Non ha bisogno di “azzeccare” due strofette banali e senza senso. Non ha bisogno di rincorrere le visualizzazioni.

In “Ora che non ho più te” è evidente quella metrica che ricorda Lucio Dalla. Cesare è un poeta moderno. Dopo tanto trap e rap, Cremonini è una manna dal cielo: più passa in radio più entra in testa. Viva il cantautorato italiano.

Cesare Cremonini ha il coraggio di tornare dopo oltre due anni di silenzio discografico, in un mercato che non prevede più pause così prolungate, e di farlo senza farsi influenzare, da quello che, nel frattempo, gli è accaduto intorno. Intorno, solo mediocrità di un panorama musicale che cerca il facile guadagno e non la qualità.

Lo fa con un brano di oltre cinque minuti e contraddistinto da una lunga coda finale che va, quindi, in netta controtendenza con la durata e l’immediatezza richieste oggi da radio e piattaforme streaming. Lui è, forse, l’unico che oggi può permettersi di non allinearsi ad alcun dettame richiesto dall’attualità senza comunque perdere la propria visibilità radiofonica.

“Ora che non ho più te”, la puoi ascoltare ottanta volte di seguito e avere comunque voglia di riascoltarla ancora. Si parla della fine di una relazione ed è evidente il senso dell’abbandono in versi come “un’anima sola che non sa più dove va“, “frequento solo i posti che tu non hai visto mai perché ho paura di incontrarti” e “ora che non ho più te lo sai che non riposo mai“.

È il racconto di un passato che deve, però, essere lasciato andare per aprire a una nuova vita sia per se stessi che per chi stava con noi e, infatti, il brano trova, nel secondo ritornello, la speranza di un sorriso (“Sorridi ancora una volta, ma ora la foto è più nitida“) e della libertà data all’altra persona (“Muovi le ali, sei libera“).

Poesia!

Quel “sottofondo” un po’ anni 80, quel tocco di Dalla, dal 1999 che Cremoni non delude mai. Si può ballare e piangere contemporaneamente ascoltando questo capolavoro di parole, sonorità e vibrati. C’è malinconia e allo stesso tempo “nostalgica felicità”. Grazie Cesare!

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