Ad un soffio dalla tregua «C’è il sì di Hamas» Il piano in tre tappe Netanyahu: vigileremo

Il nodo delle mappe con i dettagli sul ritiro delle truppe. Nella prima fase scambio tra 33 ostaggi e 1.200 detenuti, 600 tir di aiuti al giorno.

Hamas ha accettato la bozza di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per il rilascio di 33
ostaggi. Questo dice l’agenzia di stampa Associated Press citando due funzionari «coinvolti nei colloqui» e sostenendo di aver «ottenuto una copia dell’accordo» e di aver avuto la «conferma della sua autenticità». La notizia rimbalza sui siti di tutto il mondo per ore ma quand’è ormai sera, sul presunto sì di Hamas si apre un giallo: la Reuters (che cita pure lei un funzionario senza nome), dice che Hamas non
ha ancora dato la risposta definitiva ai mediatori perché Israele non ha presentato le mappe del ritiro delle sue truppe da Gaza. Informazione che vita breve perché poco più tardi interviene Israele che
smentisce: la storia delle mappe non è vera. E così in questa specie di giro dell’oca tutto torna al punto di partenza del mattino: trovata l’intesa che le parti avrebbero accettato ma ancora niente firma. Manca, in sostanza, soltanto l’ufficialità, cioè che sospirata stretta di mano fra Hamas e Israele venga mostrata
al mondo con una conferenza stampa, come prevede il protocollo. Sia le parti sia i mediatori, pur prudenti fino in fondo, dicono che si tratta di mettere a punto «dettagli» marginali prima di chiudere e formalizzare, forse già oggi, dopo l’ennesima notte di negoziati aperti in Qatar.
Che l’accordo ci sia già lo conferma indirettamente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu incontrando il Forum delle famiglie che hanno perso qualcuno in combattimento a Gaza. Il Times of Israel riporta le sue parole che danno per scontata l’intesa avvenuta: Israele controllerà attentamente il rispetto dell’accordo da parte di Hamas e ogni violazione sarà contrastata con una risposta mai vista prima dal movimento islamista, ha detto. I tempi della firma? «Siamo agli sgoccioli», ha risposto il premier, mancano «giorni, ore». Su Channel 12 il premier ha parlato anche della seconda fase dell’accordo: non la fine della
guerra ma «un cessate il fuoco prolungato» a condizione «che tutti gli ostaggi vengano rilasciati». Perché sia chiaro che «non lasceremo Gaza fino al ritorno di tutti»

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