Napolimania: egoismo e disastri da scuola calcio, non c’è più nulla. Ma la colpa non è sola di Juan Jesus

Le questioni ormai sono profonde, si passa da un problema all’altro che viene fuori giornata dopo giornata. Qui però si sta andando oltre il semplice aspetto tattico, tecnico, di mercato. Qui il problema ha radici più profonde: si parte dal carattere e dalla personalità che sembrano aver abbandonato questo gruppo. Sembra si giochi a nascondersi, nessuno vuole assumersi responsabilità e soprattutto manca l’anima che ha contraddistinto il Napoli di Spalletti. E queste caratteristiche vengono ancor prima del gioco espresso. Il famoso giocattolo si è rotto da dentro, gli ingranaggi non funzionano più e, per quanto lo possa aver conosciuto al momento della fabbricazione uno come Calzona, oggi anche per lui è un’impresa poterlo aggiustare.

Aggiungiamoci che il Napoli ricorda una qualsiasi di metà classifica, le avversarie si trovano di fronte tutto fuorché i campioni d’Italia in carica. La verità è che, tornando alle radici del problema, il Napoli non è più squadra. Sembra mancare la voglia di aiutare il compagno. Ieri a Cagliari si è visto proprio questo e ci sono degli episodi belli evidenti. In primis Politano al 90’, quando viene lanciato in porta, ha l’uomo addosso e Scuffet davanti a sé. Decide di metterci una punta sotto mirando al palo lontano. Il problema? Simeone solissimo al centro dell’area che avrebbe potuto spingere in rete e, furioso, reclama il pallone dopo il mancato assist del compagno. Lo stesso Cholito qualche minuto dopo ha scelto l’assolo anziché cercare Lindstrom in posizione più vantaggiosa. Alla ricerca della gloria personale, mentre l’anno scorso si faceva quasi la sfida a chi aiutasse di più il compagno a segnare.

Non dobbiamo dimenticare il concetto da cui siamo partiti: con le difese si vince. E il gol di Luvumbo è la rappresentazione più grande della stagione fallimentare che sta vivendo il Napoli. Una difesa che fa acqua da tutte le parti. Ci aveva “provato” Rrahmani con quell’autogol, ma il fuorigioco di Lapadula lo ha salvato. Ci ha pensato però Juan Jesus con quell’errore, o meglio ORRORE macroscopico che non si vede neanche nelle scuole calcio. Una palla che viene lanciata, lenta, dalla metà campo avversaria. Viene fatta rimbalzare anche una volta in area prima di finire comodamente sui piedi di Luvumbo che ringrazia il brasiliano e la pareggia all’ultimo secondo. Colpa di Juan Jesus? Sicuramente nel singolo episodio, ma ancor di più colpa di chi non ha rimpiazzato uno come Kim nel mercato estivo. Perché poi, parliamoci chiaro, Juan Jesus è arrivato ai piedi del Vesuvio per essere il quarto del pacchetto dei centrali difensivi e invece si ritrova a essere un titolare. Natan che non fosse abbastanza lo sapeva chiunque, ma c’era la possibilità di rimediare a gennaio in quel mercato che avrebbe dovuto prevedere fuochi d’artificio, come promesso da De Laurentiis. Non è stato così, dov’è il difensore che serviva assolutamente? Sicuramente non a disposizione di Calzona che vede una barca affondare da dietro. Ma quindi ora ci si chiede cosa fare e quale sarà il destino da qui in avanti del Napoli. Nessuno può saperlo, né tantomeno esiste una soluzione. Si può solo navigare a vista e sperare in un’impresa. Perché per centrare il quarto/quinto posto servirà un’impresa vera e propria, analizzando andamento, gioco e tutto il contorno del Napoli e delle avversarie. Finché la matematica non darà delle sentenze bisogna crederci. Il percorso è ancora lungo ma la rotta va invertita perché tra egoismi e disastri il Napoli non sa più di nulla.

Condividi questo post :

Facebook
Twitter
WhatsApp
LinkedIn
Email
Stampa