Nelle carte dell’inchiesta della Procura di Roma anche il commissario straordinario per il completamento della Statale 106 Jonica. Avvicinato dagli indagati il sottosegretario leghista Freni, che nega ogni coinvolgimento
Salvini è totalmente estraneo alle indagini che hanno portato all’arresto (la misura disposta è quella dei domiciliari) del “cognato” Tommaso Verdini. Tuttavia, stando ai rumors che rimbalzano da Roma (e che i media nazionali riportano oggi), a Palazzo Chigi è scattato il campanello d’allarme per l’ipotetica bufera politica che potrebbe sfiorare il ministro delle Infrastrutture. Per questioni di vicinanza familiare e tecnica. La prima è evidente: Verdini jr, primogenito di Denis, è fratello di Francesca, compagna di Salvini. La coppia non ha ovviamente alcuna colpa per i guai giudiziari di famiglia, ma la tensione attorno all’inner circle del ministro leghista aumenta.
Lo stesso può dirsi per il ministero governato dal leader del Carroccio, che, peraltro, tra i propri compiti ha proprio il controllo Anas. Un dato per tutti: nello scorso autunno proprio Salvini aveva firmato un decreto per dare al commissario straordinario della Superstrada Ss 106 Jonica, l’ex Ad di Anas Massimo Simonini, un potere di spesa di 3 miliardi in 15 anni. Secondo il Fatto Quotidiano l’inchiesta della Procura di Roma – forse una delle ultime che si potrà raccontare facendo ricorso a stralci dell’ordinanza di custodia cautelare – rivela che Simonini è indagato insieme a Tommaso Verdini. Rispetto alla posizione di Simonini, la richiesta del pm evidenzia che «le attività di indagine hanno consentito di accertare l’esistenza di accordi corruttivi tra soggetti apicali di Anas, l’ex ad di Anas (Massimo Simonini), i dirigenti (Petruzzelli, Veneri), il responsabile del settore gallerie, Luca Cedrone, con Tommaso Verdini, Denis Verdini e Fabio Pileri che, attraverso la società di consulenza Inver, patrocinano e sponsorizzano gruppi imprenditoriali interessati agli affidamenti banditi da Anas». Gli altri timori politici sono legati a ciò che non è ancora emerso dalle carte: i Palazzi romani temono l’uscita di nomi di esponenti di governo di primo piano nel reticolo di relazioni del figlio di Verdini.
I reati contestati dai pm agli indagati
Di sicuro, per adesso, ci sono le accuse a Tommaso Verdini, rientrato dalla Svizzera, dove si trovava in vacanza, per la notifica dell’atto giudiziario. Corruzione e turbativa d’asta sono i reati contestati dai pm romani. Con Verdini jr altri quattro sono finiti ai domiciliari: Fabio Pileri, socio di minoranza di Tommaso nella società di consulenza Inver Srl, e gli imprenditori Antonio Veneziano, Stefano Chicchiani e Angelo Ciccotto. Interdittiva per 12 mesi dal pubblico ufficio invece per Paolo Veneri e Luca Cedrone rispettivamente, all’epoca dei fatti, dirigente e funzionario della Direzione Appalti e Acquisti di Anas.