Persona con disabilità si paga l’ascensore, i vicini gli bloccano i lavori: «Non posso fare 90 scalini»

«Non posso più tornare a casa, ho dovuto trasferirmi… La mia è un’infinita odissea ma anche un’incredibile ingiustizia». Si apprende dalle pagine del Corriere, la storia di Pierpaolo costretto ad abitare altrove perché, da quando sette anni fa è diventato tetraplegico a causa di un gravissimo incidente sugli sci, non è in grado di salire i novanta scalini che conducono al suo appartamento al quarto piano.

La sospensiva del Tar
Da oltre tre anni Pierpaolo sta combattendo una «battaglia di civiltà», ma su di lui si è appena abbattuta l’ennesima beffa: a poche ore dal tanto sospirato inizio dei lavori realizzati — ripetiamolo — a proprie spese, è arrivata la sospensiva urgente su ordine del Tar di Venezia e dietro richiesta dei (soliti) due vicini «che mi fanno la guerra…». Un’autentica epopea. «La mia vita sette anni fa ha fatto una brusca curva…». Così racconta di sé il veronese Pierpaolo Pasqualotto: era un manager commerciale, amava viaggiare, praticare sport, stava «sempre in movimento». Tutto per lui «cambia drasticamente e irrimediabilmente» dopo una rovinosa caduta dagli sci che lo ha reso tetraplegico. «Sono rimasto disabile ma deambulante, cioè — spiega il veronese, sposato con Francesca, padre di due figlie e ora pensionato — al momento non sono in carrozzina, lo sono stato per i primi tre mesi. Ho una seria invalidità, pari all’ottanta per cento, che mi rende quasi impossibile poter fare le scale per raggiungere, con la continuità richiesta dalla normale quotidianità, l’appartamento in cui vivo con la mia famiglia. Al momento, quindi, devo per forza abitare altrove».

L’autofinanziamento
L’incresciosa vicenda accade in pieno centro a Verona, al civico 7 in Lungadige Matteotti: è in un elegante palazzo a due minuti dall’Arena e da piazza Bra che il signor Pasqualotto, lesionato midollare, si trova impossibilitato a salire tutti i giorni i novanta scalini (!) necessari ad arrivare nel suo appartamento al quarto piano senza ascensore. Per ovviare alla disabilità e alle proprie difficoltà motorie, ha pensato di provvedere ad autofinanziarsi la realizzazione di quell’ascensore per lui tanto indispensabile: non ha chiesto aiuti o contributi a nessuno, Pierpaolo intende fare tutto di tasca propria. Eppure, sono oltre tre anni che il suo progetto viene «boicottato e osteggiato in ogni modo e in tutte le sedi» da due inquilini dello stesso palazzo: l’ennesima brutta sorpresa per Pasqualotto è andata in scena nelle ultime ore. Lunedì mattina, dopo un’interminabile contesa giudiziaria, l’impresa aveva finalmente potuto iniziare i lavori. Perfino l’amministrazione comunale di Verona per voce dell’assessora Francesca Zivelonghi aveva espresso la propria soddisfazione esortando alla «solidarietà». Anche il Galm, l’associazione lesionati midollari di cui lo stesso Pasqualotto fa parte, aveva applaudito definendolo un «importante precedente».

L’uso dei beni comuni
Ma la doccia fredda è piombata da Venezia dopo neppure un giorno di scavi: il Tar ha infatti disposto la sospensiva urgente dei lavori accogliendo l’istanza dei due inquilini con la motivazione che «l’opera, progettata per l’abbattimento delle barriere architettoniche (per iniziativa e nell’interesse di un soggetto, con disabilità, residente nell’edificio) deve essere compatibile con l’uso dei beni comuni, in particolare l’accesso ed il parcheggio nel cortile condominiale, e non può precluderne l’utilizzo». Risultato: cantiere (di nuovo) bloccato in attesa dell’udienza di merito non ancora fissata.

Il no dell’assemblea di condominio
«Non volevo farmi privare dalla malattia di un sogno, quello di abitare in quell’appartamento con la mia famiglia. Sapevo che costruire un ascensore non sarebbe stato impossibile avendo come presupposti la disabilità riconosciuta e la disponibilità a sostenere tutte le spese. Invece mi sbagliavo — sospira Pierpaolo — Alla mia prima richiesta in assemblea di condominio, la risposta è stata negativa. Ho pensato, provo a chiedere al Comune un permesso per costruire l’ascensore e forte di questo risolverò l’intoppo. Potrebbe sembrare strano, anche il comune di Verona nega questo permesso: inizia quindi una trafila di contestazioni dapprima al Tar Veneto, ancora negativo e alla fine al Consiglio di Stato che chiede al Comune di rivedere il progetto per capire se non ci siano margini per autorizzarlo. Poi forte dell’autorizzazione del Comune, informo i condomini che il 28 novembre 2022 avrebbero avuto inizio i lavori. Quel giorno è arrivata l’impresa edile, ma aperto il portone di accesso alla zona garage, mi sono trovato un’auto parcheggiata nel vialetto di accesso e una seconda sopra l’area in cui dovevano iniziare i lavori. Quindi tutto bloccato, è dovuta intervenire l’autorità giudiziaria che dopo circa tre mesi fa spostare e pone sotto sequestro l’auto incriminata». Qualche settimana fa, la svolta: il Tribunale di Verona sentenzia che la condotta ostruzionistica dei due vicini anti-ascensore condomino debba terminare: ma quando lunedì, dopo quasi quattro anni di lungaggini e vertenze partono i lavori, giunge il nuovo stop dal Tar. Sarà (finalmente) l’ultimo?

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