6 luglio: iniziava la clandestinità di Anna Frank e della sua famiglia

Il 6 luglio la famiglia Frank (composta da padre, madre, Anne e la sorella Margot,
maggiore di tre anni) si nascose in un alloggio segreto situato ai piani superiori dello stabile in cui ha sede la ditta di Otto; con loro vi è anche un collega, Hermann Van Pels (che nel diario di Anne viene chiamato Van Daan), con moglie e figlio. Qualche mese dopo sarà accolto anche un altro amico, il dentista Fritz Pfeffer (nel libro chiamato Alfred Dussel). Vengono informati della presenza degli otto clandestini soltanto i due direttori della ditta, le segretarie Miep Gies e Bep Voskuijl e pochi altri. Sono queste persone, che in quanto non ebree possono continuare a lavorare e a muoversi nella città occupata, a consentire la
sopravvivenza dei rifugiati, fornendo loro cibo, oggetti necessari e notizie; corrono a loro volta gravi rischi, perché nascondere ebrei è considerato dai nazisti un reato punibile con l’arresto e la deportazione.

Dopo due anni e trenta giorni un commando delle SS, su denuncia di una spia (forse un
magazziniere, forse un’altra persona), fece irruzione nell’alloggio segreto, arrestando tutti, compresi i due direttori della ditta, mentre Miep e Bep riuscirono a sfuggire alla cattura. Dopo una breve permanenza in un campo di transito, gli otto clandestini furono deportati ad Auschwitz. Anne, trasferita con la sorella nel campo di Bergen-Belsen nell’ottobre del 1944, morì di tifo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 1945. Soltanto Otto Frank fece ritorno a casa.

L’inizio della clandestinità
Nelle sue annotazioni di domenica 5 luglio 1942 Anne dà molta importanza
alla sua pagella scolastica, alle amiche, a un ragazzino che la corteggia.
Poi improvvisamente scopre che il pericolo dell’arresto e della deportazione è
concreto e imminente, riguarda anche le persone della sua famiglia in quanto
ebree. Tre giorni dopo scrive un lungo resoconto in cui racconta le ore concitate
che precedono la fuga e l’inizio della clandestinità.

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