Cibo e voli, stangata d’estate: l’ombra della speculazione (L’Editoriale)

Qualcosa non torna. L’inflazione rallenta, a causa dell’energia che costa meno, ma non al supermercato, dove i prezzi rimangono troppo alti. Soprattutto per quanto riguarda cibo e bevande. Dalla pasta fino all’olio, passando per i prodotti estivi come il gelato e il cocomero, il confronto tra giugno di quest’anno e quello di un anno fa è impietoso. In tutto l’aumento medio, secondo gli ultimi dati Istat, elaborati dall’Unione nazionale dei consumatori, è dell’11,2%, ma per lo zucchero c’è un record assoluto: la crescita è addirittura del 46%.

Si apprende dal giornale il Mattino che i rincari per una coppia con due figli significano un colpo da 861 euro in più all’anno. Cifra che sale a 1.029 euro per le famiglie con tre o più figli. Lo scarto tra il livello generale dei prezzi e quello della vendita al dettaglio fa parlare apertamente le associazioni dei consumatori di speculazione. Lo scorso mese l’inflazione si attestava al 6,4% su base annua, quasi il 4% in meno rispetto a inizio anno (a gennaio era al 10%). Nello stesso semestre il cosiddetto “carrello della spesa” è passato da un aumento annuo del 12,6% a uno del 10,7%. Insomma, l’inflazione al supermercato non segue quella generale.

LEGAMBIENTE: «SCARTO ESAGERATO TRA IL COSTO DELLE MATERIE PRIME E QUELLO DEI PRODOTTI SUGLI SCAFFALI»

Il responsabile Agricoltura di Legambiente, Angelo Gentili, spiega a Il Messaggero che, soprattutto sui prodotti trasformati, «spesso l’aumento del prezzo è molto più che proporzionale rispetto alla crescita dei costi delle materie prime». In generale, dice, «quello
che mettiamo nel carrello non è stato prodotto nel momento in cui acquistiamo, ma è frutto di un processo produttivo che dura mesi, con le materie prime comprate a prezzi più alti». Non solo, «le gelate e la siccità prima e l’alluvione in Emilia Romagna poi,
hanno ridotto le rese, soprattutto di frutta e verdura, facendo salire
i prezzi». Tuttavia, aggiunge lo stesso Gentili, «oramai le materie prime costano meno e i fenomeni estremi riguardano per lo più prodotti specifici come albicocche, pesche nettarine e pere, Kiwi e cocomeri, ad esempio, sono meno colpiti dagli eventi naturali»

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