Pesa la «lieve entità»: le bombe non ferirono i carabinieri. Un’altra istanza
sul 41 bis
TORINO – Il pugno alzato e l’abbraccio con il proprio avvocato. Due semplici gesti, vittoria e gioia. Ma anche la narrazione del risultato che Alfredo Cospito ha atteso e sperato. E in un certo senso, preventivato. L’anarchico insurrezionalista, considerato l’ideologo della Federazione anarchica informale, sfugge all’ergastolo. Il verdetto della Corte d’assise d’Appello di Torino, pronunciato dopo quattro ore e mezzo di camera di consiglio, è un punto di equilibrio tra la gravità del reato contestato — strage politica, così come era stato riformulato dalla Cassazione — e il bilanciamento tra le attenuanti generiche, la «lieve entità» del fatto e l’aggravante della «recidiva specifica» (quest’ultima dettata dall’attentato all’ad di Ansaldo, Roberto Adinolfi, e dalla scia di plichi esplosivi spediti tra il 2003 e il 2016). L’esito è una pena di 23 anni di carcere, che sostituisce la precedente a 20 che l’anarchico sta già scontando nel carcere di Sassari. .