Guerra civile in Sudan, 140 italiani in fuga dal paese

Salvi e in volo verso casa. Circa 140 italiani che avevano chiesto di lasciare il Sudan dopo lo scoppio della guerra civile, starebbero per sbarcare all’aeroporto romano di Fiumicino con un volo di stato. Assieme a loro anche altri occidentali in fuga dal paese africano. Gli scontri intanto si intensificano, con oltre 400 morti e migliaia di feriti.

Come si è arrivati alla guerra in Sudan
Il 15 aprile, in Sudan, stato africano che confina a nord con l’Egitto, è scoppiato un violento conflitto tra l’esercito regolare e il gruppo paramilitare chiamato Rapid Support Forces.

La ragione degli scontri è stato il fallito accordo per unire le due forze armate in una sola e permettere ad un esercito unito di governare il paese.

I soldati regolari sono sotto il comando del presidente Fattah al Burhan, mentre le RSF rispondono al vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti.

Gli scontri si intensificano
I due generali erano entrambi uomini fidati dell’ex dittatore del Sudan Omar al-Bashir, che per trent’anni ha governato il Paese con il pugno di ferro.

In pochi giorni, quelle che sembravano solo scaramucce hanno cominciato a trasformarsi in veri e propri scontri armati, fino allo scoppio della guerra civile.

A poco sono serviti gli interventi della diplomazia, sia quella occidentale, che prometteva fondi per ricostruire il paese, sia quella guidata da Cina e Paesi arabi.

La guerra ha già causato oltre 400 morti tra i militari di entrambi gli schieramenti, oltre a migliaia di feriti anche civili.

A poco sono serviti gli interventi della diplomazia, sia quella occidentale, che prometteva fondi per ricostruire il paese, sia quella guidata da Cina e Paesi arabi.

La guerra ha già causato oltre 400 morti tra i militari di entrambi gli schieramenti, oltre a migliaia di feriti anche civili.

Chi sono gli italiani salvati
Poco dopo l’inizio degli scontri in Sudan, le autorità italiane si sono attivate per riportare a casa i cittadini del nostro Paese che lo avessero richiesto.

La Farnesina ha preferito non far partire però un volo direttamente da Khartum, capitale del Sudan, ma di trasportare i nostri concittadini nel vicino Gibuti.

Da lì è partito un aereo che dovrebbe arrivare in giornata a Fiumicino, con a bordo non solo italiani, ma anche cittadini francesi, inglesi, statunitensi, cinesi e canadesi.

Tra le persone salvate c’è parte del corpo diplomatico, operatori di ONG, imprenditori e uomini della cooperazione e sviluppo inviati per aiutare il Sudan. Soddisfatto il ministro degli esteri Tajani: “Sono orgoglioso del gioco di squadra che ha portato al successo di questa delicata e complessa operazione di evacuazione”.

Ci sono però ancora alcuni cittadini italiani rimasti nel teatro degli scontri, come 38 medici e infermieri di Emergency che si stanno prendendo cura dei loro pazienti negli ospedali sparsi per tutto il Paese.

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