Merola e la sceneggiata, una storia infinita

by Giorgia Ferrara

Può piacere o no, sicuramente è un genere datato. Ma nessuno potrà mai negare il fatto che la sceneggiata faccia parte della cultura del popolo napoletano. Ed è bello che ci sia ancora chi voglia portarla nei teatri cittadini. Ogni napoletano dovrebbe vedere una sceneggiata almeno una volta per capire cosa ci sia dietro una formula che ha avuto un successo notevole.

Quando poi c’è di mezzo il nome Merola è quasi un atto dovuto. E fa niente se non parliamo del grande Mario, ma di suo figlio. Francesco ha un coraggio leonino. Perché quando ti chiami Merola è inevitabile fare paragoni. E chiunque è destinato ad uscire male dal confronto con il mostro sacro. Con l’uomo che ha personificato la sceneggiata napoletana nel mondo.

 Canzona ‘e Guapparia è un tentativo coraggioso di portare in scena uno spettacolo come la sceneggiata. Tentativo coraggioso da parte di Bruno Garafalo. Ma anche del direttore artistico del Teatro Trianon, che lo ha prodotto e portato in scena a Natale. Marisa Laurito prosegue nel suo programma che l’ha portata alla direzione artistica del teatro di Forcella. Se il Trianon deve tornare ad essere il tempio della canzone napoletana, è giusto che in scena ci sia una sceneggiata.

Canzona ‘e Guapparia è nel classico filone. Anche se il triangolo tradizionale, “isso, issa e o’ malamente” in questo caso è allargato ad una quarta figura, che poi risulta essere la vittima. E o’ malamente in realtà è “a’ malamente”, essendo una donna. Una trama abbastanza scontata ma questo fa parte del gioco della sceneggiata. Alla fine applausi convinti dei presenti. Del resto chi è andato al Trianon non poteva che essere un amante del genere. Missione compiuta.

Giorgia Ferrara

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