L’ipotesi più accreditata è un attentato che aveva per bersaglio il padre. Il politologo russo avrebbe infatti dovuto viaggiare nel veicolo con lei. Daria Dugina, 30 anni, commentatrice politica e figlia di Oleksandr Dugin, è morta a seguito dell’esplosione; il padre non era nella vettura.
Darya Dugin, figlia del politologo e filosofo russo Alexsandr Dugin, è morta per l’esplosione dell’automobile di cui era alla guida, nei pressi del villaggio di Bolshiye Vyazemy nella regione di Mosca. Darya Dugina, nata nel 1992 e laureata in filosofia, era una giornalista di discreta notorietà in Russia e negli ultimi mesi era stata una convinta sostenitrice dell’invasione russa in Ucraina (ricevendo anche sanzioni da Stati Uniti e Regno Unito per aver diffuso disinformazione sulla guerra). Alexander Dugin, suo padre, è invece una delle personalità più importanti dell’estrema destra ultra-nazionalista russa e spesso i giornali si riferiscono a lui come “l’ideologo di Putin”, con riferimento alla presunta influenza dei suoi scritti sul presidente russo.
Le autorità russe hanno aperto un procedimento penale “per omicidio”, lo riferiscono le agenzie russe citando il Comitato investigativo, che ipotizza la presenza di “un ordigno esplosivo” piazzato sull’automobile, una Toyota Land Cruise di proprietà del padre. “Un ordigno sarebbe esploso, dopo di che il Suv ha preso fuoco”, si legge nel rapporto degli inquirenti, riportato da Ria Novosti.
“La persona al volante è morta sul colpo”, continua la ricostruzione. Per l’accaduto, il capo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha puntato il dito contro i “terroristi ucraini”.
“Se la pista ucraina” dietro l’omicidio della giornalista russa Daria Dugina “verra’ confermata dagli inquirenti, allora si trattera’ di terrorismo di Stato da parte di Kiev”. Lo ha scritto sul suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, invitando comunque ad “attendere i risultati delle indagini.