“La carrozzina è libertà!” urlava Franco Bomprezzi, compianto giornalista, scrittore e blogger italiano.
E ora può anche essere “bella”, su misura e in grado di affrontare percorsi sconnessi.
Dai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità emerge che attualmente, a livello globale, una persona su sette vive e convive con una forma di disabilità, per un numero complessivo nel mondo che supera dunque il miliardo di individui.
Fortunatamente, l’attenzione verso le questioni di “abilismo” è crescente in gran parte dei paesi, e da questo deriva anche lo sviluppo di innovazioni, non solo in termini sociali e sanitari, ma anche tecnologici.
Negli ultimi anni, infatti, c’è stato un proliferare di startup, quasi tutte fondate da persone con disabilità, con la mission di realizzare e commercializzare sedie a rotelle sfruttando soluzioni innovative, in grado cioè di apportare migliorie alla qualità di vita degli utilizzatori.
La pandemia di Covid-19 ha evidenziato problemi molto importanti nella gestione delle persone con disabilità. In concomitanza con l’emergenza sanitaria si sono verificate purtroppo forme di vera e propria emarginazione, con la sospensione dell’assistenza necessaria e il conseguente accentuarsi dei problemi psicologici e relazionali. Analizzando questa situazione ancora più critica della norma, che ha messo in luce la presenza di grosse lacune residuali a livello di sistema, è nato il desiderio di velocizzare la realizzazione di carrozzine in grado di facilitare gli spostamenti come mai prima d’ora, rendendo più indipendente l’utilizzatore.
Ai nostri microfoni, il presidente della UILDM (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) Sezione di Cicciano (NA), Giovanni De Luca.
Presidente, non è una cosa banale, perché conta l’estetica in una sedia a rotelle ?
Gli ausili che utilizzano le persone con disabilità hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo della propria vita, ed è ugualmente importante che ad una buona funzionalità non venga trascurata la bellezza, anche perché devono/dovranno rappresentare sempre di più la personalità di chi li utilizza, in poche parole devono/dovranno poter essere il più possibile personalizzati. In pratica dovranno essere equiparati ad un capo di abbigliamento, dovranno facilitare/creare una connessione con i cosiddetti normodotati affinché ci sia una sempre maggiore socialità.
La cura ai dettagli, il design, la funzionalità, la leggerezza del prodotto finale è spesso al centro di programmazioni aziendali. La situazione attuale?
Di questo ne parlava anche il grande giornalista Franco Bomprezzi, bisogna cambiare il punto di vista nei confronti degli ausili che facilitano il vivere quotidiano delle persone con disabilità, oggi giorno c’è ancora un retaggio culturale intrinseco nelle persone normodotate le quali pensano che sedersi su di una sedia a rotelle porta sfortuna, cosa assurda ma è verità, stigmatizzano come negativo tutto o quasi quello che a noi da libertà, per questo motivo si deve sempre di più donare bellezza e funzionalità agli stessi, sia per chi li fruisce, per gli assistenti personali e perché no anche per chi li guarda.
L’estetica non come semplice e mera apparenza ma come forza propulsiva che ti avvicina all’altro!