Le sigle dell’intero sistema socio sanitario italiano hanno lanciato in modo unitario un grido di allarme e preoccupazione: il Piano di Ripresa e Resilienza è un’occasione perduta per la sanità italiana. “Gli investimenti previsti nella Missione Salute del Pnrr non sono accompagnati da alcuna programmazione di spesa e strategia complessiva, mancano finanziamenti per l’assunzione di nuovo personale e per la riorganizzazione del settore della prevenzione”
A rilevare la gravità della situazione sono stati i vertici di Acop (Associazione Coordinamento Ospedalità Privata), Agespi Lombardia (Associazione Gestori Servizi sociosanitari e cure Post Intensive), Anaste (Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza età), Ansdipp (Associazione Nazionale dei Manager del Sociale e del Sociosanitario), Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari), Confapi Sanità (Confederazione Italiana della piccola e media Industria), Legacoopsociali e Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale).
Per le associazioni di operatori sanitari, “gli 8 miliardi del Pnrr – che sommati ad altre forme di finanziamento portano la Missione Salute ad avere a disposizione, nel quinquennio 2022-2026, oltre 23 miliardi – non sono destinati alla prima grande emergenza del mondo sanitario: nuovi medici, infermieri, personale tecnico-amministrativo. Senza personale qualificato, per il quale non è prevista alcuna azione, c’è il rischio di creare cattedrali nel deserto”. Inoltre – secondo i promotori – “non ci sono fondi per la riorganizzazione del settore della prevenzione, il più importante in termini di garanzia della salute dei cittadini sotto il profilo della diagnosi precoce delle patologie”.
Nel suo intervento, il segretario nazionale Uneba, Alessandro Baccelli, ha ribadito che non è urgente la costruzione di nuove strutture, bensì avere una maggiore attenzione alle grosse difficoltà che si incontrano nella gestione attuale dovendo mantenere degli standard di qualità.
Dal Governo fanno sapere che per rendere la sanità più vicina alle persone, radicandola profondamente nei territori, il PNRR prevede interventi di riforma e di investimenti per creare percorsi integrati di assistenza territoriale, partendo dalla “casa come primo luogo di cura”, per arrivare alle “Case della comunità” e agli “Ospedali di comunità”.
Un’assistenza sanitaria di prossimità diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale per garantire cure primarie e intermedie, con oltre 20 miliardi di euro tra PNRR, React Eu e Piano Complementare, questa missione offre – secondo il Governo – la concreta possibilità di trasformare l’emergenza sanitaria nata dalla pandemia nel rafforzamento e rilancio della sanità pubblica, rendendo le strutture del Sistema Sanitario Nazionale più moderne, digitali e inclusive, garantendo equità di accesso alle cure e rafforzando la prevenzione e i servizi sul territorio.
La riforma, formalmente nota come DM71, dovrà essere adottata entro il 30 giugno. Il testo, dopo un lungo lavoro preparatorio, è stato trasmesso al Ministero dell’Economia e delle Finanze per il concerto tecnico e verrà poi inviato alla Conferenza Stato Regioni.