Ieri nel tardo pomeriggio si è assistito ad un increscioso evento di maltrattamento sadico su due piccioni. In piazza Dante a Napoli
Questi sono stati legati l’uno all’altro, il primo per la zampetta, il secondo per il collo, sul posto la gente si è avvicinata, in particolare una ragazza ed un uomo, inutile dire che il piccione che aveva il cappio al collo è morto mentre l’altro è stato possibile slegarlo e liberarlo, attraverso un coltellino.
Immediatamente si è avvicinato un altro colombo tentando un necro-accoppiamento.
Una vera ed orrida follia, e non è il primo caso in zona. C’è chi dice siano adulti residenti in loco stanchi delle nidificazioni, ma l’ipotesi risulta remota, non si sono limitati a cacciarli o ad ucciderli ma a farlo in maniera sadica.
Il sadismo è una parafilia consistente nel trarre piacere dall’infliggere dolore fisico o umiliazioni psicologiche ad altri soggetti.
Nel DSM-5, Manuale delle Malattie Mentali, è nominato come sadismo sessuale.
Il termine fu introdotto dallo psichiatra Richard von Kraff-Ebing e deriva da Donatien Alphonse François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade nel ‘700, aristocratico francese autore di diversi libri erotici e di alcuni saggi filosofici, in cui è evidenziata la figura del sadico come individuo capace di compiere, con scientifica razionalità, ogni sorta di azione volta al male (o meglio all’immoralità, dato che il soggetto non riconosce solitamente bene e male ma solo il tornaconto personale), rifiutando ogni limitazione imposta dalla morale comune e riconoscendo come unica legge il perseguimento e l’accrescimento del proprio personale piacere.
Tradizionalmente combinato con il masochismo è chiamato, complessivamente, sadomasochismo.
In realtà, secondo alcuni studi, fra cui quelli del filosofo francese Gilles Deleuze, la relazione fra sadico e masochista è impossibile, essendo il primo coinvolto in una sorta di operazione destrutturante del potere nella relazione (quindi facendo saltare ogni possibile accordo), laddove il secondo è piuttosto attratto dalle forme di istituzionalizzazione della relazione all’interno di una cornice contrattuale.
Pertanto il sadico, tendenzialmente, al di fuori di una cornice minima regolamentare come quella detta del SSC (sano sicuro e consensuale) può spingere la sua azione fino a soprassedere o rinunciare al consenso esplicito della “vittima” dei suoi gesti, o addirittura, nei casi di sadismo patologico, fino a oltrepassare i limiti della legalità rendendosi responsabile di atti lesivi dell’integrità psicofisica o addirittura della vita di colui o colei su cui agisce.
In più quivi si configura un reato, si viola l’articolo 544 del Codice Penale.
“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.
La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.”
La Ratio della introduzione è stata al fine di apprestare una tutela più incisiva agli animali, i quali però non ricevono direttamente copertura legislativa, rimanendo ferma la tradizionale impostazione che nega un certo grado di soggettività anche agli animali. Di conseguenza risulta qui garantito il rispetto del sentimento per gli animali, inteso come sentimento di pietà. In altre parole non l’animale, a cui ancora la norma non attribuisce soggettività, ma il sentimento di pietà dell’uomo nei suoi confronti.
La attribuzione della soggettività degli animali è ancora oggetto di discussione da parte della Filosofia del Diritto. non ha soggettività ma il sentimento umano
Dispiace e deve farci riflettere se tale comportamento sia stato messo in atto da adolescenti o gruppi di essi. Magari per un crudele gioco di post in rete.
Sappiamo infatti che nella rete ci si imbatte spessissimo nell’Hate Speech, un linguaggio provocatorio, falso, violento, fatto di messaggi offensivi, di discriminazione e odio verso un argomento o una categoria di persone, che dà vita spesso ad infiniti flame ossia “risse virtuali” o altri comportamenti deviati
I TROLL, sono coloro che intenzionalmente interagiscono nelle comunità online in maniera provocatoria, con messaggi offensivi, carichi di rabbia o di odio, per offendere, per provocare o per fomentare gli animi. Hanno lo scopo di infastidire gli altri, a volte per scaricare ciò che hanno dentro, altre per divertirsi o per ridere anche delle reazioni che attivano negli altri. Tante volte però vanno oltre il limite e i loro commenti o discorsi, sfociano nel cosiddetto HATE SPEECH, termine che identifica tutti quei discorsi e parole carichi di odio e di violenza, che hanno lo scopo anche di distruggere o prendere di mira una persona o un gruppo con specifiche caratteristiche.
Ma oltre queste pratiche insane ce ne sono altre che possono chiarire il perché di un evento del genere: Chiking Game, Batmanning, Eyeballing. E ancora Planking, Blu Whale, Bird box challenge.
Che si tratti di appendersi con i piedi a testa in giù, versarsi della vodka negli occhi, mettere la testa nel water o camminare bendati per strada, l’aspetto pericoloso delle mode e delle sfide che nascono sui social è la velocità strabiliante con cui dilagano nel Web, il loro spaventoso effetto contagio e il numero di persone, soprattutto giovanissimi, che riescono a coinvolgere in pochissimo tempo.
Tutto ciò potrebbe avere anche un risvolto criminologico, ponendo in essere personalità non strutturate e violente. Addirittura Killer Seriali o Psicopatici che si allontanano da ogni senso di rimorso o compassione o pietà.
Un po’ come in Arancia Meccanica, il capolavoro di Kubrich, in cui fortunatamnente uno dei protagonisti si salva tramite l’arte e la bellezza e gli altri due compagni bulli arruolandosi nell’esercito e manganellando senza pietà il loro stesso ex compagno.
Un epilogo tragico che critica le regole di ingaggio nell’esercito e nei marines Statunitensi, in Italia fortunatamente sono differenti.
Ma ad ogni modo qui si aprirebbe un mare magnum in quanto il Covid ha comportato un più massiccio uso dei social che se non usato correttamente, come la maggior parte dei ragazzi fa, può sfociare in giochi pericolosi.
Giovanni Di Rubba