Una guerra nella guerra”. Centinaia di ucraine stanno provando a mettersi in fuga dal conflitto, ma visto che nei loro documenti risulta il genere di nascita e visto che gli uomini dai 18 ai 60 anni sono obbligati a rimanere a combattere, le donne trans* non possono mettersi in salvo.
La denuncia di diverse associazioni: “Sono uomini e per questo devono restare a combattere contro la Russia di Vladimir Putin”
Sul passaporto risultano maschi, e non possono lasciare l’Ucraina. Restano così intrappolati da un documento che non le riconosce ancora come donne. E’ la “guerra nella guerra” che stanno vivendo le centinaia di transgender in fuga dall’Ucraina.
“Una guerra nella guerra”. È ciò che sta affrontando la comunità Lgbt in Ucraina. Stando a quanto riferiscono alcune associazioni di beneficenza citate dalla Bbc, centinaia di donne transgender sono state respinte al confine ucraino mentre tentavano di fuggire dal Paese in guerra con la Russia. Il motivo? Nei loro passaporti c’è scritto ancora il nome e il genere di nascita e le regole attuali in Ucraina vietano ai residenti uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il Paese. Ciò significa che tutti coloro che hanno scritto “maschio” sul passaporto vengono automaticamente respinti al confine. In Ucraina, infatti, cambiare nome e genere sul passaporto richiede un lungo processo, che prevede anche diverse perizie psichiatriche. Questo induce molte persone che hanno cambiato genere a non andare fino in fondo alla pratica burocratica. Una delle principali associazioni di beneficenza transgender dell’Ucraina stima che ci sono centinaia di donne trans che tentano di fuggire, ma che il 90% di loro ha fallito, in quanto nel loro passaporto c’è scritta la parola “maschio”.
Le associazioni Lgbtq a Kiev
“Abbiamo avuto centinaia di segnalazioni di casi simili. L’unica soluzione – dicono sconsolati le associazioni Lgbtq di Kiev – è quella di andare dal proprio medico e poi, con il certificato, recarsi all’ufficio militare per essere eliminate dalla lista per l’arruolamento”. Difficile spiegarlo a chi, borsoni alla mano, è riuscita a raggiungere il confine, magari dopo giorni di viaggio schivando colpi di mortaio ed esplosioni.