Nel Paese, ci sono circa 2,7 milioni di persone con disabilità e 200 mila con disabilità intellettiva: 30 mila di queste vivono in istituti in cui mancano cibo, acqua, farmaci e personale
È un grido lanciato da tante Ong a cui non si può rimanere indifferenti. Chi ha un figlio con disabilità o un genitore anziano, resta a casa e spesso non può raggiungere i rifugi. L’assistenza non c’è e le mamme sono sfinite. Sono oltre 2 milioni i profughi partiti dall’Ucraina, assistiamo spesso inerti alle immagini condivise sui social o trasmesse dai notiziari di tantissime persone che l’Ucraina non possono lasciarla, perché non sono in condizioni fisiche e mentali adeguate ad affrontare un viaggio. Secondo i dati di Edf, ci sono 2,7 milioni di persone con disabilità in Ucraina e, in base ai dati raccolti da Inclusion Europe e VGO, oltre 200 mila con disabilità intellettiva, di cui 30 mila vivono in istituto, dove scarseggiano cibo, acqua, farmaci, cure e personale.
Da https://www.inclusion-europe.eu/ leggiamo la storia di Yuliia, mamma caregiver e socia di Vgo, si collegava da Kiev: “Abbiamo vissuto due settimane di orrore, in questo momento mi trovo nella capitale insieme a mia figlia adulta. È autistica e ha un disturbo comportamentale e mentale. Attualmente la situazione è tale che non possiamo assolutamente lasciare la città di Kiev, come non possiamo lasciare il nostro appartamento, perché ho con me anche mia madre, che ha 82 anni e non può muoversi.
Come Yuliia, ci sono tantissime storie, sono le storie delle nostre mamme, delle nostre sorelle, di un popolo pieno di orgoglio e di senso di appartenenza ma la guerra purtroppo continua a devastare e di pochi giorni la notizia di Petro Andryushchenko, consigliere del sindaco della cittadina ucraina di Mariupol, precisando che gli attacchi delle navi da guerra vanno ad aggiungersi ai raid aerei. “I primi missili – spiega – sono stati lanciati da una nave vicino a Bilosaraiska Kosa, verso la città”. L’ospedale regionale di Mariupol, inoltre, è sempre occupato dalle forze russe “che costringono i medici a curare i loro feriti” e “usano anche i pazienti come scudo contro i tentativi di riprendere il controllo del nosocomio da parte dei nostri soldati”.
È chiaro, ci sono i più indifesi tra gli indifesi, è fondamentale che la persona con disabilità trovi una via accessibile per raggiungere il rifugio antiaereo, i più vulnerabili sono le persone con disabilità in sedia a rotelle, con disabilità visive, uditive e così via.
Ma la rete umanitaria non è ferma, come il piccolo convento di Sighet, oasi di accoglienza per i rifugiati dall’Ucraina. Tre frati cappuccini si stanno spendendo nell’accoglienza ai profughi che provengono dalle zone di guerra. Il loro convento dalle porte aperte è l’esempio della generosità che il popolo romeno sta dimostrando. “In soli quattro giorni – racconta il superiore padre Eugen Giurgică – abbiamo dato ospitalità a 150 persone”.
Come la Diocesi di Nola, nelle ultime settimane su i social turbinano locandine per raccolta fondi, raccolte di beni di prima necessità concordate con il delegato della Comunità Greco-Cattolica Ucraina della suddetta diocesi nolana e la disponibilità dell’accoglienza di donne e bambini provenienti dalla zona di guerra.
Non è troppo tardi, è tempo di pensare alle mamme caregiver.