Intervista ai Testimoni di Geova, dallo sterminio nazista alla attuale pandemia

D: Buongiorno, grazie di averci concesso questa intervista. Può presentarsi?

F. Buongiorno. Mi chiamo Luca Ferraris, vivo con la mia famiglia e lavoro nella zona di Nola (Na).

Faccio parte della comunità locale dei Testimoni di Geova, curando tra l’altro i rapporti con i media locali come il vostro.

D: In prima istanza vorremmo chiedervi le ragioni per le quali avete continuato con la chiusura delle attività religiose in presenza e degli eventi, nonostante l’apertura, seppur graduale, consentita dallo Stato?

F. Non abbiamo mai sospeso le nostre attività di culto, e ora, stiamo valutando la possibilità di riprenderle gradualmente in presenza.

A partire dal 6 marzo 2020, quando era evidente che ci trovavamo di fronte ad una pandemia pericolosissima, abbiamo interrotto le riunioni in presenza, grandi e piccole, in tutto il mondo, e abbiamo proseguito i nostri incontri settimanali utilizzando dei sistemi di videoconferenza.

I membri delle nostre comunità, che generalmente consistono di gruppi di 80-120 persone di ogni età, hanno continuato a incontrarsi virtualmente grazie alla tecnologia.

 Anche le persone anziane hanno imparato ad usare tablet e computer, non solo per assistere, ma anche per partecipare alle riunioni attivamente intervenendo con commenti, letture e canti.

Un’esperienza straordinaria!

La tecnologia ci ha permesso di non lasciare indietro nessuno e di alleviare il senso di solitudine che l’isolamento sociale ha provocato inevitabilmente. Similmente, abbiamo sfruttato metodi alternativi anche per continuare la nostra opera di istruzione biblica rivolta al pubblico, contattando le persone per telefono o per lettera.

Gradualmente, man mano che i membri delle comunità completano il proprio ciclo vaccinale e confidando che la pandemia regredisca, siamo intenzionati a ripristinare le attività in presenza.

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D: A tal proposito ritenete che lo Stato stia rispettandovi come minoranza religiosa in base al dettato Costituzionale che tutela le religioni non Cattoliche?

F. Siamo felici di vivere in una nazione che tutela le libertà individuali, compresa quella di associazione, di espressione e di religione.

Dal 1986 la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova è stata riconosciuta come ente morale dotata di personalità giuridica.

I nostri ministri di culto sono autorizzati a celebrare matrimoni, a visitare detenuti nelle carceri e a fornire assistenza emotiva e spirituale negli ospedali.

Attendiamo fiduciosi che venga accolta la nostra richiesta di stipulare un’intesa con lo Stato, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione.    

D: Pensate che le Istituzioni laiche di ogni tipo, locale, nazionale, sovranazionale, stiano facendo abbastanza per l’emergenza pandemica o potrebbero far altro o ancora muoversi differentemente? F. Apprezziamo moltissimo quanto le autorità sanitarie e amministrative stanno facendo per fronteggiare l’emergenza in cui ci troviamo, e vogliamo collaborare in ogni modo per rispettare le loro indicazioni

D: Come leggete, da un punto di vista Escatologico, questi anni di crisi sanitaria ed economica globale di cui la storia non ha mai avuto memoria?

F. È innegabile che ci troviamo in un periodo storico del tutto particolare.

Siamo convinti che gli avvenimenti degli ultimi decenni, compresa l’attuale pandemia, costituiscano l’adempimento della profezia di Gesù relativa alla sua “venuta” e alla “fine del mondo”.

Per molti la “fine del mondo” di cui parla la Bibbia preannuncia una catastrofe mondiale. In realtà si rimane sorpresi quando si scopre che la “fine” a cui fa riferimento la Bibbia è solo quella delle sofferenze e della violenza.

Per confortare tutti con questo messaggio di speranza, nel mese di novembre in tutto il mondo abbiamo distribuito gratuitamente un numero speciale della rivista La Torre di Guardia dal tema “A un passo da un mondo migliore”, che può essere scaricata gratuitamente dal nostro sito jw.org.

D: Un’ultima domanda: la scorsa settimana è stato celebrato il Giorno della Memoria.  Come avete ricordato lo sterminio operato dai nazisti durante la II guerra mondiale?

I simboli cuciti nelle vesti. Internati per la fede: i testimoni di Geova",  mostra - Ministero della cultura

F. Fra i milioni di vittime innocenti dell’Olocausto nazista, circa 10.000 Testimoni di Geova furono imprigionati e 2.000 persero la vita nei campi di concentramento e nelle prigioni naziste. I Testimoni di Geova furono l’unico gruppo perseguitato per motivi puramente religiosi, in quanto la fede impediva loro di partecipare alla guerra e di sostenere attivamente il regime di Hitler. Venivano identificati nei campi da un triangolo viola cucito sulle uniformi, ed erano gli unici a cui veniva data la possibilità di essere liberati mediante l’abiura. Ricordiamo con commozione quanti hanno subito la persecuzione e confidiamo che la memoria di quanto accaduto contribuisca a combattere pregiudizi e discriminazioni.

Giovanni Di Rubba

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