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il dottor Filippo Cantone, Responsabile nazionale Area Psicologi Psicoterapeuti; Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana ASL NA 2 nord – Casalnuovo di Napoli
G: Buongiorno dottor Filippo Cantone. Oramai sono più di due anni che viviamo sotto lo spettro di questo morbo, il Covid 19 e, nonostante l’efficiente campagna vaccinale c’è tanta paura ancora in giro. Come se la luce in fondo al tunnel fosse lontana. Ciò non può non negare un senso di smarrimento, ed i sintomi psicologici sono alle porte.
Avete registrato malattie ansiose maggiori nei pazienti e nuovi pazienti con patologie legate all’Ansia? Se sì come affrontarle?
C: I disturbi e le fragilità psichiche nella complessa realtà pandemica stanno crescendo enormemente. L’attuale emergenza sanitaria legata alla diffusione del contagio da Covid-19 non riguarda più solo la gestione degli ingenti danni afferenti alla salute fisica degli individui.
Vi è un crescente interesse per gli effetti a breve e a lungo termine dell’estenuante convivenza con il virus sul benessere mentale.
I risultati emersi da una recente revisione della letteratura scientifica mostrano un elevato impatto psicologico della pandemia sulla popolazione, specie sugli operatori sanitari e pazienti affetti da Covid-19 o da altre condizioni patologiche.
Oltre l’ansia e la depressione, segnalati frequentemente come indicatori di disagio psicologico, altri sintomi di malessere psichico, meno comunemente descritti, includono angoscia e sintomi da stress post-traumatico.
Diversi, inoltre, sono i fattori di rischio e protettivi per lo sviluppo e l’esacerbazione di tale disagio. Sembra infatti che la disponibilità di un adeguato supporto familiare, l’esposizione a informazioni accurate e aggiornate, la disponibilità di sufficienti risorse sanitarie e l’adozione di misure precauzionali contro la diffusione del contagio, possano ridurre la possibilità di sviluppare fenomeni di sofferenza psicologica.
G: Che cos’è il Disturbo Post Traumatico da Stress? E vi è stato un incremento anche di questa patologia?
C: Il disturbo da stress post-traumatico in psicopatologia è l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono a un evento traumatico, catastrofico o violento subito.
La pandemia che viviamo è un evento catastrofico. I sintomi più frequenti sono intrusivi associati all’evento, reattività associata, flashback, evitamento, alterazione dello stato emotivo.
E’ un quadro clinico che vediamo spesso associato ad altri disturbi, tra i quali i disturbi affettivi e la depressione, i disturbi da attacchi di panico, i disturbi dissociativi nella popolazione psichiatrica e quelli di personalità borderline, oltre che all’abuso e alla dipendenza da sostanze e non.
G: Veniamo ai bambini ed agli adolescenti, i soggetti più fragili. Con la Didattica a Distanza c’è stato un insieme di relazioni ed esperienze, quindi di emozioni, mancate. Per due anni è mancato il contatto umano in una fase, quella evolutiva, in cui più ce ne è bisogno.
Quali conseguenze ciò ha portato e continua a portare?
C: In questo scenario un’altra categoria fortemente colpita è quella dei più giovani e particolarmente dei bambini con diagnosi di disturbi neuropsichici, i quali devono far fronte, non sempre con esiti favorevoli, al carico socio-psicologico che accompagna la pandemia. I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva colpiscono quasi due milioni di bambini e ragazzi italiani con un trend in aumento con la pandemia.
In effetti è possibile che sul piano emotivo-affettivo la diffusione di patologie infettive possa alimentare stati di paura e ansia tra i bambini. Inoltre, sebbene le strategie di allontanamento sociale abbiano generalmente effetti positivi in termini di riduzione del contagio da Covid-19, le misure di confinamento e i cambiamenti della routine quotidiana possono configurarsi come fattori di rischio per il disadattamento psicologico e la riduzione dei livelli di resilienza.
Anche l’esposizione ad una notevole quantità di disinformazioni e fake news può elicitare e/o amplificare vissuti emotivi negativi.
Più degli adulti, i bambini sembrano essere sensibili a tali notizie: non sempre dispongono di conoscenze sufficienti e capacità adeguate per distinguere realtà e finzione.
Risulta quindi evidente, alla luce di queste potenziali evoluzioni, il fondamentale ruolo dei caregivers sia di contenimento delle esperienze emotive a valenza negativa, sia di controllo delle disinformazioni.
La presenza di un ambiente familiare attento e supportivo e, a seconda della circostanza, la consulenza psicologica o la psicoterapia possono mitigare l’ansia e le paure ed accrescere la capacità di resilienza per favorire il ripristino dei livelli di funzionamento e l’equilibrio psicologico dei bambini.
Tra le variabili descritte che costituiscono possibili minacce per il benessere psicologico della popolazione pre-adolescenziale, una – ovvero il cambiamento della routine – appare essere particolarmente interferente con una specifica categoria di giovani.
G: Molte persone hanno perso dei cari prematuramente a causa del Covid o di patologie concomitanti. Anche di questo non si aveva memoria da decenni. La società, nel suo insieme, saprà riprendersi psicologicamente?
C: Prese insieme queste osservazioni non solo suggeriscono che comprendere a fondo l’entità dell’impatto psicologico determinato dall’attuale pandemia potrebbe condurre all’identificazione di soggetti ad alto rischio, ma evidenziano anche la necessità di importanti risvolti sul piano della prevenzione psicologica e della progettazione di interventi psicologici mirati.
Ad oggi, nonostante più di un’evidenza abbia rivolto l’attenzione alla pervasiva e persistente sintomatologia psicologica mediata da precedenti epidemie infettive, la salvaguardia della salute mentale resta ancora non sufficientemente considerata nei piani di gestione delle risorse.
G: C’è poi l’aspetto della Crisi Economica. Di chi ha perso il lavoro. Ciò potrebbe portare ad un aumento di suicidi, allo stesso modo con cui i No Vax che scendono in piazza esacerbare forme violente di protesta, o ancora violenze verso gli altri posti da singoli cani sciolti?
C: È tempo che si affrontino condivisi programmi in tutte le regioni perché si individuino linee di indirizzo per azioni mirate ai fattori preventivi incentrati sui costrutti del benessere psicologico. Senza alcun dubbio, occorre prevedere la presenza di più operatori in questo settore, tra cui psicologi clinici/psicoterapeuti col chiaro compito di rispondere alla fitta richiesta di presa in carico, attivare quanto previsto dal nomenclatore prestazionale dei LEA.
Il quadro attuale è quello di un impatto psicologico in corso in cui la carenza di psicologi nel pubblico servizio sta da tempo compromettendo i livelli di prevenzione, sostegno e cura psicologica.
La strada è quella di pensare più organicamente, ed in maniera più adeguata alle circostanze attuali, alla nostra funzione, all’importanza di un’assistenza sostenibile che in parallelo potrà accompagnare le risposte ai bisogni di salute emergenti.
Siamo in presenza di un intervento in ambito emergenziale ancora alle prese con le difficoltà che si vivono per esercitare la professione secondo modalità tradizionali, con le trasformazioni e le implicazioni che queste stanno avendo nella relazione terapeutica.
Il prezzo che si sta pagando è sicuramente molto alto e riguarda anche noi, che non possiamo limitarci alla sola conoscenza della realtà psichica del paziente, pena l’inefficacia nel trattare non solo su diagnosi complesse ma anche le crisi di panico (diffusissime tra i ragazzi), il rifiuto di tornare a scuola, l’incapacità a separarsi da uno sviluppato legame col mondo virtuale, episodi di cutter, condotte autodistruttive, tentati suicidi, condotte alimentari irregolari, quadri comportamentali limite.
Giovanni Di Rubba