Purtuttavia la festa ha una origine che si perde nella notte dei tempi, celtica e, attraverso i celti, napoletana ed anche pomiglianese, a buon diritto.
Si narra che nel periodo compreso tra Ognissanti-Halloween- e la notte tra il 5 ed il 6 gennaio le “Anime Pezzentelle”, vale a dire le anime purganti, ricevano un permesso speciale per restare qui sulla terra, ritornando, poi, ai propri loci.
Un noto conto pomilio racconta che una signora, vedendo dalla finestra una processione la notte tra il 5 ed il 6 gennaio, si accodò ad essa credendo fossero i primi dell’aurora.
Si stupiva di non conoscere alcuno e, una volta in Chiesa, le si avvicinò un uomo corpulento che, in dialetto, le disse “Signora andatevene se no vi spaventate” e subito la Chiesa ingoiò gli astanti. Erano anime purganti e non si trattava delle prime luci dell’aurora ma delle tre di notte.
Certo la leggenda della Befana ha sempre avuto qualcosa di esoterico, misterioso.
Per i celti era la festività di Imbolc, successiva a Yule-il nostro Natale-ed a Shamain, Ognissanti\Halloween.
E l’ultima e la prima festa collegate anche perché é con l’Epifania, e non come erroneamente creduto con la Candelora, che si presenta Cristo al mondo nella Luce della Sua Grazia, in opposizione al buio di Imboc.
E nella giornata della Epifania i tre Re Magi donano al Bambino, sottomettendosi ad esso, Oro, segno di ricchezza, Incenso, segno di Sacralità e Mirra segno di Bellezza Magnificente.
E la Befana? quella che è dipinta come una strega è in realtà la Regina di Saba, la donna del Sud che incontrerà chi è più grande di Salomone, con gli indovinelli, ma questa volta sacrali, e che sconfiggerà Gog e Magog, le forze del male del Nord.
Giovanni Di Rubba