La Castità di Giuseppe. Il dogma di cui si aspetta la assegnazione

Per dogma si intende un’affermazione che deriva da una rivelazione di Dio, e che può essere esplicita o implicita nella rivelazione. Il termine dogma viene assegnato a punti fermi teologici che sono considerati parte di un patrimonio dottrinale definitivo, anche se talvolta ottenuto a seguito di controversie.

Nel Cristianesimo sono dieci 1. Unità e Trinità di Dio in Tre Persone Divine (Concilio di Nicea, 325); 2. Gesù è la seconda Persona Divina, incarnato, morto e risorto (Concilio di Nicea, 325); 3. Maria è Madre di Dio perché madre di Gesù che è Dio (Concilio di Efeso, 431); 4. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo (Concilio di Efeso, 431); 5. Nascita verginale di Gesù (Secondo Concilio di Costantinopoli, 553); 6. Esistenza del Purgatorio, Inferno e Paradiso (per il solo Purgatorio, Concilio di Lione, 1274); 7. Transustanziazione (Presenza reale di Cristo nell’eucaristia) (Matteo 26:26 e paralleli; dogma confermato nel Concilio di Trento, 1545-1563); 8. Immacolata Concezione di Maria (Costituzione apostolica Ineffabilis Deus di Papa Pio IX, 1854); 9. Infallibilità papale, quando parla ex cathedra in materia di fede e di costumi (Concilio Vaticano I, 1870); 10. Assunzione di Maria in anima e corpo (Costituzione dogmatica Munificentissimus Deus di Papa Pio XII, 1950).

Come vediamo tutti riguardano essenzialmente  Maria Madre di Dio ed il Cristo stesso. Manca ogni riferimento alla importantissima figura di Giuseppe.

San Giuseppe è lo Sposo Castissimo di Nostra Madre Maria Santissima,  falegname e carpentiere è l’emblema dei lavoratori e della dignità del lavoro. Si ricorda il 19 marzo ed il 1 maggio, quest’ultima data proprio come patrono dei lavoratori.

Egli è il modello del padre di famiglia, lavoratore silente, aduso più agli attrezzi che ai ragionamenti religiosi, difensore di Gesù bambino, che condusse in Egitto per scampare alla furia cieca ed avida di potere di Erode, follia omicida di bimbi in fasce. Ed è anche obbediente, colmo di una fede genuina e semplice che lo porta ad accettare ed istruire un figlio non Suo. È anche il Maestro di Cristo. Gesù lavorava nella sua bottega.

Falegname.

Colui che modella il legno, elemento che preserva in sé il divino, la sacra linfa degli alberi, la linfa della terra, il nutrimento della terra, l’ossigeno che rende possibile la vita. Gesù modella, come Giuseppe, lo spirito dell’universo. La linfa viva ed eterna che illumina per il bene del prossimo. Il legno, etimologicamente ciò che ci lega a Dio, etimologicamente ciò che ci raccoglie, accatasta, ci rende uniti, Comunità. Etimologicamente ancora il legno è leggere, la lettura della Parola, il Verbo che si manifesta ed è nella scrittura e si rende conoscibile.

Il legno che è accostabile al fuoco, da cui si ravviva il fuoco, la fiamma ardente dello Spirito Santo. Il fuoco che è paraclito contro le insidie dell’ignoto ed elemento che cuoce i nutrimenti nostri rendendoli saporiti e teneri.

E Gesù Figlio del Carpentiere. Che impara il mestiere e lavora di lavorare il legno, che è modellare le costruzioni e gettare le basi, le impalcature, le fondamenta della religione, della Giustizia, della Comunità, dell’Amore, della Nuova Umanità Redenta. Carpentiere, etimologicamente da carro, carro divino, navicella, che dirige il vento instabile e serpentino delle nostre passioni e ci completa, vera Guida come la prua parlante della navicella degli Argonauti, doma il Cristo qualsiasi cosa, qualsiasi passione deviata, per quanto forte, come il carro di Cibele domina i possenti leoni della Superbia.

È il Carro di Elia. Giuseppe educa il Figlio alla concretezza, a solide basi, pragmaticamente, al culto del lavoro, a che si faccia Uomo. La Madonna Santissima lo educa alle orazioni ed alle cose spirituali. Ma Egli è pur sempre auriga. Auriga sulla navicella dei suoi discepoli pescatori, auriga sul legno della croce, abominio della santità ed utilità del legno, strumento di morte, ma riscattata da Cristo stesso nella Redenzione dei Suoi figli e divenuta simbolo e segno di potenza e redenzione stessa, emblema della nostra fede.

Guai a chi, uomo, volesse sostituirsi all’auriga, al nocchiero Cristo, guai a chi non credesse in Dio e volesse salvarsi da solo. Finirebbe come Ulisse nella navicella inabissata, come Fedonte che volendo guidare solo per un po’il carro di Elio finì schiantato sui monti.

Giuseppe il lavoratore, il lavoro, etimologicamente ciò che lava, che ci lava, che ci dà dignità. Su cui si fonda la nostra patria l’articolo 1 comma 1 della Nostra Carta parla di lavoro incarnando il senso di dignità come ripreso dagli articoli 35 e 36. Una dignità per sé e per la patria intera, per tutta la comunità che si eleva materialmente e spiritualmente, a seconda dei talenti di ognuno ex articolo 4 comma 2 e 35.

E Giuseppe è anche il custode, custodisce, come accennato supra, ed istruisce la famiglia di Dio, la Sacra Famiglia. Ma è anche custode degli altri, della povera gente, in questo rappresenta la Chiesa Cattolica, che si prende cura degli ultimi, dei poveri, prendendoli su di sé. Sappiamo infatti che, anche se Castissimo, Giuseppe già all’epoca del matrimonio aveva con sé dei figli putativi, ed Egli sarà Padre Putativo, nel senso di creduto tale, o meglio che è tale qui in Terra.

Il Falegname rappresenta, dunque, anche gli ordini monastici col suo “Labora”,  il fare silente, la preghiera attiva, mentre Giovanni evangelista ed apostolo rappresenta la preghiera contemplativa, ma non rinuncia, dopo la Resurrezione di Cristo, di prendersi in carico la Madonna, come gli aveva chiesto Gesù in Croce, e Maria di Magdala, che non aveva seguito Marta e Lazzaro in Francia, dove poi Marta avrà una figlia di nome Sara da un soldato, Giorgio, che sconfisse un mastodontico Drago-quello della perdita della Fede.

Ma tornando a Giuseppe Egli non sapeva come comportarsi di fronte alla miracolosa maternità della moglie: certamente cercava una risposta all’inquietante interrogativo, ma soprattutto cercava una via di uscita da una situazione difficile senza esporre Maria alla pena della lapidazione.

Per questo è un uomo giusto, casto e fedele con la sposa promessa da Dio, e secondo le parole dell’angelo del Signore putativo, ossia creduto tale e, tale qui sulla terra. Ecco però che gli apparve in sogno un angelo che gli disse: “Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati]. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo e prese con sé la sua sposa, accettandone il mistero della maternità e le successive responsabilità.

La figura di Giuseppe è essenziale anche per questo, Gesù come profetizzato, viene dalla Casa di Davide.

Dunque San Giuseppe non può rimanere nell’alveo della semplice Santità, si necessita di un dogma, quello della Castità, che lo ammanti e ne unisca le virtù. Egli non è stato solo l’ospite della Sacra Famiglia, è l’Archetipo e la figura terrena del Padre, come Maria della Madre, ma il vero Padre e la vera Madre restano Dio. Anche la Madonna è putativa, sebbene i diversi dogmi e le diverse qualità detenute.

Giovanni Di Rubba

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