Impegno ammirevole dei ragazzi di Crowley, ma davanti c’è un avversario che è ancora un passo avanti
Non possono bastare trenta minuti di grande difesa contro gli All Blacks, non possono bastare due settimane di lavoro insieme per battere i Pumas, non si può giudicare un selezionatore in questo breve lasso di tempo.
Questa è l’estrema sintesi di quanto si è visto oggi in campo a Treviso, con la Nazionale Azzurra di Kieran Crowley messa sotto dall’inizio alla fine dai Pumas di Mario Ledesma. Una squadra, quella argentina, che veniva da sette sconfitte consecutive, ma che difficilmente avrebbe potuto perdere contro questi azzurri nel pomeriggio trevigiano.
Nemmeno nella versione con il cruise control di serie con la quale sono scesi in campo oggi. Se non vi fidate fate un esercizio: guardate quanto si sono dannati Matera e compagni sabato scorso contro la Francia e guardate quanto oggi hanno sofferto contro di noi. Guardate quante trappole mentali ed emotive hanno innescato contro i transalpini, guardate quanto oggi siano rimasti tranquilli.
Non meno feroci, sia chiaro, perché nella battaglia del breakdown oggi abbiamo perso e non di poco.
Non era oggi che si poteva vincere, non contro degli avversari che, dopo averci studiato, ci hanno misurato severamente la febbre nei frangenti che ci avevano già visto soffrire contro gli All Blacks. La touche, per esempio, ha cominciato a portare giù qualche pallone meno sofferto solamente dopo l’entrata di Ruzza. La mischia chiusa ha retto fino alla struggente uscita in lacrime di Riccioni (probabile rottura dei legamenti del ginocchio sinistro, si parla di un anno di stop), poi si è accartocciata. La mediana, apparsa brillante una settimana fa, è stata messa sotto abbondante pressione da parte delle terze argentine, cosa che ha portato Varney a giocare la sua peggiore partita in azzurro dal suo esordio.
A questo va aggiunto un attacco apparso ancora una volta troppo sterile per poter far male a questo livello e un gioco aereo – settore nel quale sapevamo saremmo stati messi nel mirino da Boffelli e Carreras – apparso deficitario ed impacciato. E, ultima ma non ultima, una fase difensiva apparsa meno brillante rispetto a quella di sette giorni fa, con l’offensiva argentina brava a mettere a nudo le nostre difficoltà nelle scalate al largo.
Per essere sintetici, l’Italia sta mostrando tutte le peculiarità di una squadra che lavora insieme da troppo poco per rendere ai suoi massimi. E tutte le peculiarità di una squadra che da un paio di anni sta compiendo un significativo ricambio generazionale, ma che al contempo si ritrova ad avere a che fare con una coperta troppo corta. Prendiamo la seconda linea, per esempio, che è chiamata a decidere se schierare uno specialista delle touche (Ruzza) o se rivettare la mischia con due trattori (Cannone e Sisi). O prendiamo i centri, dove Brex (uno dei migliori) difficilmente potrà permettersi un raffreddore nel breve.
Sono tutte peculiarità per cui servono tempo e pazienza, visto che nel rugby non si inventa nulla e non esistono taumaturghi della panchina. Di sicuro non così bravi da ottenere risultati in due partite.
Nè da poter vincere e allo stesso tempo cancellare tutti i dubbi fra una settimana contro l’Uruguay.
Se si chiedeva di essere competitivi, tutto sommato gli azzurri lo sono stati, ma è chiaro: l’Italia non è ancora pronta per giocarsela contro le nazionali di prima fascia. Non che sia mancata la voglia, e – a tratti – la squadra di Crowley è parsa anche abbastanza organizzata. L’Argentina ha fatto la differenza con il gioco al piede, mandando costantemente in crisi gli azzurri con una serie di calci che hanno di fatto creato 3 delle 4 mete argentine.
La lezione alla fine è anche troppo severa (21 punti di distacco sono eccessivi, almeno per quello che si è visto in campo) ma è una lezione, e come tale va presa: gli azzurri hanno perso la battaglia aerea e quella in mezzo al campo, con gli avanti argentini che si sono dimostrati superiori (escludendo la mischia ordinata per 60′ minuti) rendendo ulteriormente difficile il lavoro di un attacco ancora da costruire.
La cronaca
L’Italia parte forte: pressione sul calcio d’inizio, avversario tenuto alto e turnover. La prima mischia del match è fondamentale, gli azzurri la giocano bene ma non gestiscono altrettanto bene un possesso di qualità. Succede la stessa cosa al 5′: Garbisi ottiene una bella penaltouche nei 22 argentini, pallone ben portato giù e poi sprecato con una trasmissione sbagliata. Se contro gli All Blacks il problema erano state le fase statiche, in questa occasione è la fase successiva a mancare. All’8′ Boffelli grazia gli azzurri mancando il primo calcio del match, ma sul successivo calcio di rinvio un pallone a campanile degli argentini crea la prima occasione da meta: Boffelli anticipa Minozzi in aria e serve Kremer, che resiste al placcaggio di Varney e vola in meta.
L’Italia accusa il colpo, perde due touche consecutive e l’Argentina getta l’ancora nella metà campo avversaria. Boffelli allunga dalla piazzola per il 10-0. È una gara a chi sbaglia di più in attacco, ma i Pumas hanno più esperienza in partite così tirate, rendono inoffensiva la già di suo sterile iniziativa italiana e appena ne hanno l’occasione colpiscono nuovamente col gioco al piede. Ioane manca una palla vagante e Juan Martin Gonzalez ha la strada spianata per andare a marcare.
Il momento è difficile, Garbisi prova ad accorciare dalla piazzola e ci riesce, e al 32′ il punteggio è sul 3-17. La squadra di Ledesma cala un po’ di intensità, e pur non creando pericoli gli azzurri tengono bene il campo. Nel finale di frazione anche la mischia fa la sua parte: calcio di punizione guadagnato, Garbisi (con l’aiuto del palo) accorcia ancora per il 6-17.
Il secondo tempo inizia esattamente come il primo: bombardamento aereo dell’Argentina e Italia impreparata. Sull’ennesimo pallone lanciato e recuperato dentro i 22 si crea una superiorità numerica che manda completamente in palla gli azzurri. Ovale allargato e Moroni vola verso la bandierina. L’Italia reagisce: carica straripante di Negri che rompe 2 placcaggi, i Pumas sono costretti al fallo ai 5 metri, si gioca veloce con una serie di cariche, e alla fine Varney prende l’iniziativa e schiaccia in meta. Garbisi trasforma per il 13-24.
Crowley inserisce Fischetti, Fuser e Ruzza per Nemer, Sisi e Licata. Al 50′ Riccioni resta a terra dopo aver messo male il ginocchio e deve lasciare il campo in barella, dentro Ceccarelli. Garbisi è ancora perfetto dalla piazzola e converte in punti un’ostruzione su Brex: 16-24. Ogni volta che gli argentini entrano nei 22 però fanno male: turnover recuperato, bell’azione da mischia e superiorità numerica creata al largo. Gli azzurri sono piazzati male e Santiago Cordero segna la quarta meta dei Pumas
Crowley gioca le carte Mori (per Minozzi, con Padovani che passa ad estremo) e Pettinelli, al suo esordio, che prende il posto di Negri. Dall’altra parte Nicolas Sanchez entra e mette subito dentro 3 punti fondamentali, perché portano i Pumas oltre il doppio break: 16-32. Non si può dire che gli azzurri non ci provino fino alla fine, anzi. L’iniziativa offensiva è tanto volenterosa quanto poco efficace, perché gli avanti non fanno quasi mai strada e anche per il reparto arretrato diventa difficile inventarsi qualcosa. Crowley tenta anche la carta Fusco, che al 70′ entra per uno stremato Varney.
Sugli sviluppi di una maul arriva anche la quinta meta dell’Argentina, con Facundo Bosch che marca per il 16-37. L’impegno azzurro è ammirevole, fino alla fine: oltre l’80’ l’Italia si riversa in avanti per cercare gli ultimi punti della sua partita, guadagna anche due calci di punizione ma alla fine non marca. Finisce così, con gli azzurri che possono sicuramente salvare un po’ di cose della loro partita, ma che devono ancora lavorare tanto per arrivare all’obiettivo.
Il tabellino di Italia-Argentina
Italia: 15 Matteo Minozzi; 14 Edoardo Padovani, 13 Juan Ignacio Brex, 12 Luca Morisi, 11 Monty Ioane; 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney; 8 Giovanni Licata, 7 Michele Lamaro (c), 6 Sebastian Negri, 5 David Sisi, 4 Niccolò Cannone, 3 Marco Riccioni, 2 Gianmarco Lucchesi, 1 Ivan Nemer
A disposizione: 16 Luca Bigi, 17 Danilo Fischetti, 18 Pietro Ceccarelli, 19 Marco Fuser, 20 Federico Ruzza, 21 Giovanni Pettinelli, 22 Alessandro Fusco, 23 Federico Mori.
Mete: Varney 48′
Trasformazioni: Garbisi 49′
Punizioni: Garbisi (32′, 40′, 52′)
Argentina: 15. Emiliano Boffelli; 14. Santiago Cordero, 13 Matias Moroni, 12 Jeronimo De La Fuente, 11 Mateo Carreras; 10 Santiago Carreras, 9 Tomas Cubelli; 8 Facundo Isa, 7 Juan Martin Gonzalez, 6 Pablo Matera; 5 Tomas Lavanini, 4 Marcos Kremer; 3 Francisco Gomez Kodela, 2 Julian Montoya (c), 1Thomas Gallo
A disposizione: 16 Facundo Bosch, 17 Ignacio Calles, 18 Santiago Medrano, 19 Lucas Paulos, 20 Santiago Grondona, 21 Gonzalo Bertranou, 22 Nicolas Sanchez, 23 Lucio Cinti
Mete: Kremer 9′, Gonzalez 29′, Moroni 43′, Cordero 55′, Bosch 76′
Trasformazioni: Boffelli (9′, 29′, 44′)
Punizioni: Boffelli 15′
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