L NOCILLO: IL LIQUORE MAGICO DELLA TRDIZIONE TRA STORIE E TABU’.
L’intera storia del nocillo è incentrata su una ritualità comune a tutte le latitudini del nostro paese. E non importa se da Roma in su, soprattutto in Emilia, lo chiamano nocino, mentre nei quartieri più antichi di Napoli c’è ancora chi continua a riferirsi a questo liquore definendolo ’merecina, la medicina. È solo la conferma delle sue proprietà digestive, dovute principalmente alle spezie ed agli oli essenziali contenuti nel mallo. Questo infuso misterioso e gustoso era tradizionalmente prodotto dalle farmacie per i suoi poteri sedativi, oltre all’efficacia contro la febbre. Addirittura, ancora oggi, si versa in gocce sulle gengive per guarire il mal di denti!! Ogni farmacia aveva la sua ricetta segreta e, purtroppo, molte ricette sono andate perse fra diatribe familiari, gelosie e volontà di non divulgare la formula. Addirittura, si racconta che alcuni farmacisti abbiano scritto nel proprio testamento di non divulgare i segreti dei propri nocilli.
Un infuso misterioso si diceva, che nasce da un rituale quasi esoterico. Secondo la tradizione, la notte di San Giovanni, 24 giugno, le donne con lunghe scale e piccoli panieri di vimini rivestiti all’interno con tele di sacco scomparivano nel buio della campagna, per poi riunirsi sotto il noce. La più esperta, a piedi nudi, saliva sulla scala, sceglieva le noci più adatte e più integre, le toccava appena per non togliere il velo di rugiada, e le riponeva delicatamente nel paniere. Nel frattempo nell’aia erano stati accesi dei falò: qui si depositavano a terra, su sacchi vuoti, le noci appena raccolte affinché potessero ricevere ancora, fino al mattino, la guazza notturna. Una volta tagliate in quattro le noci venivano poste, assieme all’alcool, in vasi di vetro ed esposte al sole per 40 o 60 giorni.
La scelta della notte di San Giovanni per la raccolta delle noci ha una duplice spiegazione. Per gli erboristi, che definiscono questo periodo come “tempo balsamico”, la noce si trova nel suo momento migliore con i profumi derivanti dalla maggior presenza di linfa, oli e vitamine. Meno scientifica, ma più suggestiva, invece, è la tesi che attribuisce la scelta della data al solstizio d’estate che per il calendario precedente a quello Gregoriano non cadeva il 21 giugno, ma il 24. Dunque, nella notte del trionfo della luce sulle tenebre, le streghe si raccoglievano sotto i rami degli alberi di noce per demoniaci sabba. Basta immaginare lo scenario che si presentava con tanti fuochi accesi con le sterpaglie, per illuminare l’area di lavoro, per creare fantasiosi pensieri proprio il giorno del solstizio d’estate. A rendere ancora più forti le superstizioni si aggiunge proprio l’albero del Noce, che è una pianta magica associata tradizionalmente alle janare. E’ ancora diffusa, soprattutto nei paesi dell’entroterra, la diceria che avvicinarsi ai campi in occasione della notte di S.Giovanni portava male e le donne, furono, così, lasciate in pace. Molti contadini, che non volevano accettare stregonerie nel proprio campo, addirittura si legavano per tutta la notte agli stessi. Un po’ come Ulisse in prossimitàdelle sirene, in modo da poter assistere ai rituali senza essere coinvolti nella magia nera del Nocillo.
Mistero a parte, questo liquore è entrato a far parte della tradizione gastronomica della Campania, in particolare della striscia di terra che va dal Vesuvio fino alla Penisola Sorrentina. E proprio ai piedi del vulcano a Sant’Anastasia ci sono ‘E Curti, l’azienda che ha valorizzato il nocillo facendolo riscoprire come digestivo di fine pasto. “La nostra tecnica di produzione è artigianale e la qualità è garantita dalla selezione delle piante migliori fatta dai nostri agronomi all’interno del territorio del Parco del Vesuvio che ci consente di scegliere i cosiddetti malli di prima fioritura”, spiega Enzo D’Alessandro. E proprio nei giorni scorsi ai piedi del Vesuvio sui è ripetuto il rituale della raccolta delle noci, del loro taglio e della preparazione dell’infusione in alcool.
Che sia un elisir antico, misterioso, quasi magico, lo si intuisce fin dalla preparazione. La ricetta più accreditata, infatti, prevede che nell’alcool vadano in infusione 13 noci, 13 chicchi di caffè crudi e 13 tostati, 3 chiodi di garofano, 3 cortecce di cannella e 3 cucchiai di zucchero.
LA RICETTA
di Marina Alaimo
E’ ancora molto radicata nell’area interna dei paesi vesuviani l’usanza di produrre in casa il liquore di noci, più noto come nocillo, e la tradizione vuole che si mettano in infusione i vari ingredienti rigorosamente il 24 giugno, giorno di San Giovanni. Ogni famiglia ha la sua ricetta, quella che utilizzo io è la seguente:
Liquore di noci (nocillo)
Ricetta di Marina Alaimo
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Ingredienti
· 30 noci con mallo verde dell’agro nolano
· 1 lt. di alcool a 90°
· 400 gr. di zucchero
· 1 lt. di acqua liscia oligominerale e a basso contenuto di calcio e magnesio
· ¼ di noce moscata grattugiata
· 2 anici stellati
· 6 chiodi di garofano
· 1 stecca di cannella
· 20 chicchi di caffè tostati
· 40 gr. di bastoncini di radice di liquirizia
· la scorza di 3 arance
· la scorza di 3 limoni
Preparazione
Sciogliere con cura lo zucchero nell’acqua, tagliare in 4 i malli di noce, porre tutti gli ingredienti in infusione per 100 giorni.
Allo scadere di ogni mese filtrare il tutto utilizzando della tela di lino.
Alla terza filtratura, imbottigliare l’infuso e lasciarlo affinare in bottiglia per circa un mese.
L’infusione e l’affinamento vanno effettuati al buio.